LA GRAVE SITUAZIONE DI GAZA
Sono più di 1,4 milioni i palestinesi di Gaza sfollati dalle proprie case, di cui circa 670.000 sono
accolti presso centri comunitari delle Nazioni Unite al Centro-sud, 200.000 accolti in strutture
comunitarie come scuole, parrocchie, moschee e ospedali e oltre 700.000 presso altre famiglie.
Nei centri delle Nazioni Unite il numero di sfollati è mediamente 3 volte la loro capienza.
Ormai incalcolabili gli edifici distrutti dai bombardamenti, tra cui scuole, ospedali, chiese e moschee.
Si stima che quasi il 50% delle abitazioni della Striscia sia stata distrutto. Oltre ai bombardamenti
aerei, le autorità israeliane hanno tagliato le forniture di corrente elettrica e carburante e hanno
impedito l’accesso di ogni genere di prima necessità sino al 21 ottobre, quando si è raggiunto un
accordo per far entrare aiuti umanitari dall’Egitto attraverso il valico di Rafah al sud della Striscia.
Da allora sino al 29 ottobre sono entrati 117 camion di aiuti, pari a meno del 10% di quanto
necessario. Tra i beni che possono entrare non è incluso il carburante, fondamentale per il
funzionamento dei generatori per l’elettricità da cui dipendono anche gli ospedali. La fornitura di
acqua, interrotta anch’essa con l’inizio della crisi, si è riattivata parzialmente al Centrosud a partire
dal 15 ottobre con la riparazione di una delle tre condutture interrotte al Sud e il ripristino al 30%
delle loro capacità di due impianti di desalinizzazione nell’area centrale. Il terzo situato al Nord resta
disattivato.
La situazione sanitaria è critica
Le condizioni igienico sanitarie sono estremamente precarie, carenza di acqua e medicinali, il
notevole sovraffollamento delle strutture sanitarie ancora funzionanti, i cadaveri sotto le macerie in
decomposizione. Circa un terzo degli ospedali di Gaza (12 di 35) e circa due terzi delle cliniche di
salute primaria (46 of 72) non sono funzionati a causa dei danni subiti o della carenza di carburante.
Tutti i 10 ospedali che si trovano al Nord hanno ricevuto un ordine di evacuazione impossibile da
attuare per le migliaia di pazienti e gli oltre 100.000 sfollati ospitati nei pressi di queste strutture. A
partire da venerdì 27 ottobre è iniziata l’operazione di terra da parte dell’esercito israeliano,
accompagnata da bombardamenti via terra, mare e cielo ancora più intensi. Prosegue il fitto lancio di
razzi anche dalla Striscia verso il territorio israeliano.
CHE COSA FA CARITAS GERUSALEMME
La risposta di Caritas Gerusalemme: un Rapid Response per l’assistenza umanitaria a Gaza City;
sostegno economico in Cisgiordania. Particolarmente drammatica la situazione anche per lo staff di
Caritas Gerusalemme a Gaza, in tutto più di 100 persone, quasi tutti costretti a lasciare le proprie
abitazioni e a rifugiarsi nelle due parrocchie cristiane di Gaza City, quella cattolica della Sacra Famiglia
e quella ortodossa di San Porfirio. Proprio il salone della chiesa di San Porfirio il 22 ottobre è stato
colpito da un razzo, che ha causato 17 morti tra cui Viola Al ‘AMash, una tecnica di laboratorio di
Caritas Gerusalemme di 26 anni, che ha perso la vita insieme al suo bambino e al marito. Tra le
vittime ci sono anche la sorella di Viola e i suoi due figli.
Sin dal 7 ottobre, dall’ufficio centrale di Gerusalemme è stato avviato il “piano di sostegno
psicologico” ai colleghi a Gaza, attraverso telefonate quotidiane gestite da esperti psicologi e colleghi.
Tramite gli operatori che sono a Gaza e nonostante la loro difficile situazione, Caritas Gerusalemme
ha elaborato e avviato un piano di assistenza umanitaria a Gaza sostenuto dalla rete Caritas
internazionale tra cui Caritas Italiana.
LA CARITAS PER GAZA CITY
Descrizione dell’intervento:
PROGETTO DI ASSISTENZA UMANITARIA URGENTE
DURATA: 2 mesi, a partire dal novembre 2023
BENEFICIARI: persone rifugiate nei centri di accoglienza della parrocchia
latina della Sacra Famiglia e in quella ortodossa di San Porfirio, più i
residenti nel quartiere
LOCALITA’ Gaza City, quartiere di Zeitun
OBIETTIVI SPECIFICI
1. Migliorare le condizioni umanitarie delle persone fornendo kit
alimentari e igienici.
2. Migliorare lo stato mentale del personale fornendo supporto
psicosociale a distanza.
3. Migliorare la capacità economica delle famiglie fornendo loro
assistenza in denaro per acquisti di beni di prima necessità (MPCA).
ATTIVITA’
Fornitura di servizi sanitari primari ai pazienti presenti nei rifugi.
Fornitura di farmaci essenziali ai pazienti.
Distribuzione di kit alimentari e igienici.
Supporto psico-sociale a distanza.
Distribuzione di contributi economici alle famiglie sfollate.
BUDGET Totale: 250.000 €.
COSTI UNITARI:
190 € sostegno economico a una famiglia per 1 mese
40 € kit generi alimentari per una famiglia per 1 mese
17 € kit di prodotti igienici per una famiglia per mese