VII GIORNATA MONDIALE DEI POVERI – 19 novembre 2023

Non distogliere lo sguardo dal povero (Tb 4,7)

 STRALCI DAL MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO

Quando siamo davanti a un povero non possiamo voltare lo sguardo altrove, perché impediremmo
a noi stessi di incontrare il volto del Signore Gesù. E notiamo bene quell’espressione
«da ogni povero». Ognuno è nostro prossimo. Non importa il colore della pelle, la condizione
sociale, la provenienza… Se sono povero, posso riconoscere chi è veramente il fratello che ha
bisogno di me. Siamo chiamati a incontrare ogni povero e ogni tipo di povertà, scuotendo da noi
l’indifferenza e l’ovvietà con le quali facciamo scudo a un illusorio benessere.
Viviamo un momento storico che non favorisce l’attenzione verso i più poveri. Il volume del
richiamo al benessere si alza sempre di più, mentre si mette il silenziatore alle voci di chi vive nella
povertà. Si tende a trascurare tutto ciò che non rientra nei modelli di vita destinati soprattutto alle
generazioni più giovani, che sono le più fragili davanti al cambiamento culturale in corso. Si mette
tra parentesi ciò che è spiacevole e provoca sofferenza, mentre si esaltano le qualità fisiche come
se fossero la meta principale da raggiungere. La realtà virtuale prende il sopravvento sulla vita
reale e avviene sempre più facilmente che si confondano i due mondi. I poveri diventano immagini
che possono commuovere per qualche istante, ma quando si incontrano in carne e ossa per la
strada allora subentrano il fastidio e l’emarginazione. La fretta, quotidiana compagna di vita,
impedisce di fermarsi, di soccorrere e prendersi cura dell’altro. La parabola del buon samaritano
(cfr Lc 10,25-37) non è un racconto del passato, interpella il presente di ognuno di noi. Delegare ad
altri è facile; offrire del denaro perché altri facciano la carità è un gesto generoso; coinvolgersi in
prima persona è la vocazione di ogni cristiano.
Nel 60° anniversario dell’Enciclica Pacem in terris, è urgente riprendere le parole del santo Papa
Giovanni XXIII quando scriveva: «Ogni essere umano ha il diritto all’esistenza, all’integrità fisica, ai
mezzi indispensabili e sufficienti per un dignitoso tenore di vita, specialmente per quanto riguarda
l’alimentazione, il vestiario, l’abitazione, il riposo, le cure mediche, i servizi sociali necessari; e ha
quindi il diritto alla sicurezza in caso di malattia, di invalidità, di vedovanza, di vecchiaia, di
disoccupazione, e in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti
dalla sua volontà» (n. 6).
Quanto lavoro abbiamo ancora davanti a noi perché queste parole diventino realtà, anche
attraverso un serio ed efficace impegno politico e legislativo! Malgrado i limiti e talvolta le
inadempienze della politica nel vedere e servire il bene comune, possa svilupparsi la solidarietà e
sussidiarietà di tanti cittadini che credono nel valore dell’impegno volontario di dedizione ai
poveri. Si tratta certo di stimolare e fare pressione perché le pubbliche istituzioni compiano bene il
loro dovere; ma non giova rimanere passivi in attesa di ricevere tutto “dall’alto”: chi vive in
condizione di povertà va anche coinvolto e accompagnato in un percorso di cambiamento e di
responsabilità.
Ancora una volta, purtroppo, dobbiamo constatare nuove forme di povertà che si assommano a
quelle già descritte in precedenza. Penso in modo particolare alle popolazioni che vivono in luoghi
di guerra, specialmente ai bambini privati di un presente sereno e di un futuro dignitoso. Nessuno
potrà mai abituarsi a questa situazione; manteniamo vivo ogni tentativo perché la pace si affermi
come dono del Signore Risorto e frutto dell’impegno per la giustizia e il dialogo.
Come non rilevare, inoltre, il disordine etico che segna il mondo del lavoro? Il trattamento
disumano riservato a tanti lavoratori e lavoratrici; la non commisurata retribuzione per il lavoro

svolto; la piaga della precarietà; le troppe vittime di incidenti, spesso a causa della mentalità che
preferisce il profitto immediato a scapito della sicurezza… Tornano alla mente le parole di san
Giovanni Paolo II: «Primo fondamento del valore del lavoro è l’uomo stesso. […] L’uomo è
destinato ed è chiamato al lavoro, però prima di tutto il lavoro è “per l’uomo”, e non l’uomo “per il
lavoro”» (Enc. Laborem exercens, 6).
È facile, parlando dei poveri, cadere nella retorica. È una tentazione insidiosa anche quella di
fermarsi alle statistiche e ai numeri. I poveri sono persone, hanno volti, storie, cuori e anime. Sono
fratelli e sorelle con i loro pregi e difetti, come tutti, ed è importante entrare in una relazione
personale con ognuno di loro.
La nostra attenzione verso i poveri sia sempre segnata dal realismo evangelico. La condivisione
deve corrispondere alle necessità concrete dell’altro, non a liberarmi del mio superfluo. Anche qui
ci vuole discernimento, sotto la guida dello Spirito Santo, per riconoscere le vere esigenze dei
fratelli e non le nostre aspirazioni. Ciò di cui sicuramente hanno urgente bisogno è la nostra
umanità, il nostro cuore aperto all’amore. Non dimentichiamo: «Siamo chiamati a scoprire Cristo
in loro, a prestare ad essi la nostra voce nelle loro cause, ma anche ad essere loro amici, ad
ascoltarli, a comprenderli e ad accogliere la misteriosa sapienza che Dio vuole comunicarci
attraverso di loro» (Evangelii gaudium, 198). La fede ci insegna che ogni povero è figlio di Dio e che
in lui o in lei è presente Cristo: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più
piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40).

Per leggere il messaggio integrale: messaggio di Papa Francesco

SUGGESTIONI PER CALARE IL MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO NELLA VITA
DI OGNI PERSONA E OGNI FAMIGLIA

Il coraggio di fare scelte ispirate alla povertà e alla sobrietà è ciò
che rende vero ogni atteggiamento di vicinanza al povero e
all’ultimo.

  • Come mi sto muovendo per raggiungere questo obiettivo? Come
    lo vivo nella mia famiglia?
  • Come posso aiutare la mia comunità parrocchiale a realizzarlo?
  • Come posso ricercare e realizzare un incontro più personale,
    concreto e vero con fratelli e sorelle in difficoltà?
  • Come posso fare rete e tessere legami con “tutti gli uomini e le
    donne di buona volontà” che si impegnano nel servizio dei poveri?
  • Come aiutare i ragazzi e i giovani a farsi vicini ai poveri?
  • Come dare spazio concreto ai poveri nella mia famiglia (p. es. un
    invito a pranzo di una persona sola, un nonno “da adottare” …)?

 

BEATI I POVERI E BENEDETTI COLORO CHE LI SERVONO

Gesù ci chiama ad essere servi, come Lui è servo,
perché gli uomini accettano il messaggio di Cristo
non tanto da chi sperimenta l’ascetica della purezza
ma da chi vive ogni giorno le tribolazioni del servizio.
Gesù, tu che hai lavato i piedi a poveri pescatori,
aiutaci a comprendere che i piedi dei poveri
sono il traguardo di ogni serio cammino spirituale.
Quando ti curvasti sui calcagni dei tuoi discepoli
ci hai fatto capire verso quali basiliche
dovremmo indirizzare il nostro pellegrinaggio.
Nelle beatitudini ci hai detto che i poveri sono beati,
cioè che sono i poveri coloro che si salvano.
Ma poi hai anche aggiunto:
Benedetti voi quando aiutate il povero,
quando gli date da mangiare o da bere,
quando l’ospitate o lo visitate.
Dunque si salvano i poveri e coloro che sono solidali con i poveri.
‘Beati voi poveri, perché vostro è il regno dei cieli’.
‘Venite nel regno, benedetti,
perché avevo fame e mi avete dato da mangiare’.
In altre parole, Tu ci stai dicendo:
‘Benedetti coloro che servono i poveri,
coloro che fanno causa comune con i poveri’.
Aiutaci, Gesù, ad essere così solidali con i poveri
da essere loro amici e fratelli.
Aiutaci, Gesù, a saperti riconoscere
nei poveri e nei sofferenti,
affinché essi ci accolgano un giorno nella casa del Padre!

(don Tonino Bello)